
L’iperflessione della nuca: quando il cerchio non si chiude

Il mondo equestre e lo sport equestre ricercano prima di tutto l’armonia dei movimenti, la serenità del cavallo e la complicità dei binomi. Proprio in questo grande contesto, il fenomeno del Rollkur, all’occhio di molti, può essere sembrato un atteggiamento naturale del cavallo o una buona impostazione data dal cavaliere, ma ormai da anni è stato sfatato il mito del cavallo incappucciato. Oggi su HSJ entreremo nel merito di questa tipologia di assetto e lavoro che non dà benefici al cavallo.
Il Rollkur ha differenti nomenclature, si può parlare di “iperflessione della nuca” o di ”incappucciamento” del cavallo, essenzialmente consiste in una postura del cavallo, sia montato che da terra, in cui la nuca viene arretrata rispetto alla proiezione verticale del terreno. In ogni disciplina equestre, uno degli obiettivi principali è quello di riuscire a lavorare con il cavallo decontratto e rotondo.
Proprio in questo scenario il Rollkur dà questa impressione, perché quando il cavallo va in iperflessione, arriva a toccare il petto con la bocca, risultando molto rotondo, nel senso letterale del termine, ma non è così. Uno dei legamenti che viene stressato maggiormente in questo postura è il legamento superiore sovraspinoso, quello che è possibile tastare a partire dalla base della criniera.
Quest’ultimo, quando si aziona per sostenere il peso del cavaliere sul dorso, dovrebbe tendersi e non stirarsi, situazione che si verifica quando, appunto, la nuca si trova dietro la proiezione verticale con il terreno. Altri elementi che possono ingannare il cavaliere, che credendo di compiere un buon lavoro continua sulla linea dell’incappucciamento, sono le sensazioni che si provano da sella.
Quando il cavallo si trova in una posizione iperflessa, da sopra, si percepisce una falsa sensazione di leggerezza, falsa perché in realtà è in forte disequilibrio verso le spalle e sarà difficile modificare la sua postura.
I danni che questa postura può causare sono direttamente proporzionati al grado di iperflessione. É infatti possibile che il legamento nucale dell’incollatura venga eccessivamente teso e possa di conseguenza perdere di tonicità, infiammarsi e nei casi più gravi strapparsi nelle inserzioni.
Oltre questo è possibile che si verifichino traumi e deformazioni alle vertebre cervicali e danni alle terminazioni nervose in uscita, con conseguenti problemi legati al sistema nervoso e locomotorio.
L’accentuazione della flessione della nuca riduce lo spazio per le ghiandole salivari, allungandole e irrigidendole.
Nel complesso la respirazione è compromessa, dato che la postura porta ad una compressione innaturale della trachea che rende difficoltosa l’ossigenazione generale. Non finisce qui, più la nuca si chiude e minore sarà il campo visivo del cavallo e questo comporta anche un indebolimento dell’aparato che controlla il mantenimento dell’equilibrio, situato nell’orecchio, provocando un senso di vertigine e malessere, un po’ come quello che succede a noi.
Continuando a parlare di equilibrio, la postura che assume il cavallo in queste condizioni lo porta al sovraccarico anteriore peggiorando al situazione dei tendini e dell’osso navicolare. In generale questa condizione di squilibrio, porta il cavallo a lavorare male ed irrigidirsi, faticando enormemente ed in modo sbagliato.
Ovviamente ci sono molte linee di pensiero che portano i cavalieri a continuare a lavorare in questa maniera, ma anche in un ragionamento volto solo ai risultati sarebbe meglio eliminare questa pratica. In primis, però ne va assolutamente la salute del cavallo.
Damiano Poggi
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