Quando l’equitazione divenne sport olimpico

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Siamo nella Parigi della Belle Époque, precisamente nel 1900, quando l’equitazione fece il suo debutto ai Giochi Olimpici.
Storicamente in Italia l’equitazione denominato come “sport equestre” trova le origini nella Scuola di equitazione di Venaria Reale, dove si tennero nel 1884 il primo concorso ippico nazionale e nel 1902 il primo concorso internazionale.
Da allora la tradizione italiana ippica crebbe notevolmente, entrò nelle vite di molte persone specialmente negli ultimi decenni del nostro secolo, a differenza di quando l’equitazione si classificava come patrimonio di due élite: quella militare e quella aristocratica.
Gli italiani vantano alcuni tra i più grandi cavalieri del XX secolo, come i fratelli D’Inzeo, denominati “i fratelli invincibili” che in otto Olimpiadi a cui parteciparono ne vinsero sei a testa (una d’oro, quattro d’argento e sette di bronzo).
Come da Regolamento ufficiale, l’equitazione è uno sport olimpico che prevede l’abbinamento fra uomo e cavallo, e può essere praticato sia singolarmente che in squadra, in strutture coperte, maneggi all’aperto o in campagna a seconda della disciplina.
La cosa magnifica di questo sport, e ciò che lo rende unico, è che l’atleta è il cavallo stesso, e che uomini, donne, cavalli, cavalle gareggiano insieme alla pari. In un certo senso possiamo dire che l’equitazione è lo sport che più garantisce parità tra individui, che a prescindere dall’età, dall’origine, dalla razza e dal sesso, hanno come unico obiettivo quello di fare la migliore performance possibile insieme al cavallo dopo anni di allenamento e preparazione.
Alle Olimpiadi sono previste tre discipline: il Salto Ostacoli, il Concorso Completo e il Dressage.
Nel Salto Ostacoli i concorrenti devono affrontare un percorso composto da ostacoli che possono essere di vario tipo, e che devono essere superati senza essere abbattuti.
Il Concorso Completo è una gara che prevede una classifica combinata articolata su tre prove: il test di addestramento, in cui i binomi eseguono una serie di esercizi alle tre andature; il cross country, che si svolge lungo un tracciato disseminato da una serie di ostacoli naturali e fissi; infine la terza prova è il salto ostacoli, programmata nella terza giornata e solitamente determina il punteggio nella classifica finale.
Nel Dressage lo scopo è di evidenziare le andature naturali e le attitudini del cavallo, il quale deve dimostrare di esprimersi con eleganza e in totale sintonia col proprio cavaliere.
Come per ogni disciplina, esistono regole che devono essere rispettate e che fan si che vengano effettuati controlli a cavalli e cavalieri. Le principali sono i requisiti d’età, le quote di binomi ammessi, le regole sui farmaci e le ispezioni veterinarie. Infatti i cavalieri devono avere almeno 16 anni per partecipare al Dressage e 18 per il Salto Ostacoli, i cavalli devono avere almeno 9 anni, il numero di coppie cavallo/cavaliere varia tra i giochi e tra disciplina: attualmente ogni Nazione può iscrivere una squadra di 4 corridori nel Salto, 5 nella squadra dell’Evento e 3 nel Dressage. Sono molto ferree le regole sui farmaci, che per il grande abuso di droghe richiedono ispezioni obbligatorie prima dei Giochi, anche se non ci sono regole molto rigide riguardo quali farmaci possono essere usati sugli atleti equini delle competizioni equestri.
L’equitazione italiana ha un passato glorioso alle olimpiadi: a partire dai Giochi di Anversa nel 1920, quando l’Italia è salita sul podio per tutte e tre le discipline, fino al 1980, quando Federico Roman vinse il concorso di completo individuale. Sono stati complessivamente 88 gli italiani che hanno partecipato ai giochi olimpici fino ad ora, anche se negli ultimi anni i nostri non sono riusciti ad ottenere risultati di livello. Tuttavia per l’Italia si prospetta ufficialmente la partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2021 con il Carabiniere scelto Emanuele Gaudiano in sella al suo castrone Chalou, che con orgoglio rappresenteranno insieme agli altri azzurri la nostra Nazione.
Alessandra Biffi
Foto: Piero e Raimondo d’Inzeo alle Olimpiadi di Roma, 1960 (pubblico dominio)
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