
Vaccinare i cavalli per tutelare l’uomo dalla West Nile Disease

La West Nile Disease, o Febbre del Nilo Occidentale, è una minaccia sempre più presente nel panorama sanitario globale. Secondo la recente review scientifica pubblicata su Viruses (“Lessons Learned from West Nile Virus Infection: Vaccinations in Equines and Their Implications for One Health Approaches”, 2024), il cavallo si conferma non solo vittima potenziale di questa malattia virale, ma anche una chiave di lettura fondamentale per migliorare la prevenzione e la risposta sanitaria a livello globale.
Il virus, trasmesso dalle zanzare, ha come serbatoio naturale gli uccelli migratori, mentre cavalli e esseri umani sono considerati “ospiti terminali”, cioè non in grado di trasmettere il virus a loro volta. Tuttavia, la similitudine tra cavallo e uomo nella risposta clinica e immunologica all’infezione rende l’equino un eccellente modello per lo studio e il controllo della malattia.
L’esperienza statunitense: il successo della vaccinazione equina
Dall’introduzione del vaccino contro la West Nile per cavalli negli Stati Uniti nel 2002, si è assistito a un crollo dei casi clinici: da oltre 15.000 cavalli infettati nel 2002, si è passati a numeri esigui negli anni successivi, con picchi sporadici solo in animali non vaccinati. Lo stesso non si può dire per la popolazione umana: negli USA continuano a registrarsi ogni anno centinaia di casi neuroinvasivi e decine di decessi.
Questo contrasto evidenzia un punto essenziale: il vaccino funziona. Nei cavalli, ha dimostrato efficacia protettiva, durata della risposta immunitaria e capacità di indurre sia immunità umorale (anticorpi) sia cellulare (linfociti T). I programmi vaccinali equini hanno evitato perdite economiche, sofferenze e la diffusione del virus in nuovi territori.
Per approfondire i benefici pratici della vaccinazione nei cavalli e capire come proteggere al meglio il proprio animale, consigliamo di leggere:
La West Nile Disease: come proteggersi
West Nile 2025 in Italia: vaccinare i cavalli è fondamentale
Il cavallo si rivela non solo paziente da proteggere, ma modello sperimentale naturale per l’uomo. Condividendo caratteristiche cliniche, patogenetiche e immunitarie con gli esseri umani, l’equino permette di testare vaccini, identificare correlati immunologici di protezione, e comprendere meglio i meccanismi della risposta immunitaria.
Questo approccio rientra nella filosofia One Health, che riconosce l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale. Monitorare e proteggere i cavalli significa, indirettamente, proteggere anche la popolazione umana.
Perché l’uomo non ha ancora un vaccino?
A oggi, nonostante gli sforzi, non esiste un vaccino per il virus West Nile approvato per uso umano. Le difficoltà sono molteplici: richieste normative più stringenti e problematiche biologiche come il rischio di reazioni crociate con altri flavivirus (come il Dengue), sono solo alcune.
Eppure, le lezioni apprese dai cavalli sono chiare: la vaccinazione è sicura, efficace e e può davvero contribuire a salvare molte vite. È ora che anche la salute pubblica umana ne tragga vantaggio.
In questo momento storico, caratterizzato dai cambiamenti climatici e dalla cospicua proliferazione di zanzare vettori, la West Nile è destinata ad ampliarsi geograficamente. Vaccinare i cavalli è una priorità non solo veterinaria, ma anche sociale e sanitaria. E mentre la scienza cerca di colmare il gap vaccinale per l’uomo, possiamo già proteggere i nostri animali — e indirettamente noi stessi — con strumenti disponibili ed efficaci.
A cura di A. Ceserani
Fonte: Naveed A., Eertink L.G., Wang D., Li F. Lessons Learned from West Nile Virus Infection: Vaccinations in Equines and Their Implications for One Health Approaches. Viruses 2024, 16(5), 781. DOI: 10.3390/v16050781
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