
Alessandro Colombo: l’esperienza con i giovani cavalli

“La sfida è creare il binomio… senza aver tempo per farlo”
Dall’università di ingegneria al campo gara: il cavaliere italiano si racconta.
“Costruisco il mio lavoro su ogni cavallo, al momento”
L’approccio di Alessandro Colombo al lavoro in sella è tutto fuorché convenzionale. In occasione della tappa del Circuito FISE Cavalli Giovani al Centro Ippico Il Torrione, ha raccontato con sincerità la particolarità della sua gestione: “Il mio lavoro si costruisce un po’ sull’interpretazione del momento, soprattutto”.
Una frase che spiega il cuore del suo metodo. Alessandro era in gara con 12 cavalli, ma ci ha spiegato: “Per gran parte sono cavalli che vedo in concorso, alcuni una o due volte alla settimana”. Una forma di equitazione flessibile, che si è evoluta negli anni.
Un lavoro nato “per caso”, ora diventato sistema
Non era previsto. Non era pianificato. “È iniziato qualche anno fa, sostituendo colleghi infortunati all’ultimo momento. Poi la cosa si è allargata”. Oggi Alessandro ha deciso di tenere la scuderia “leggera”, pochi clienti fissi per girare e seguire cavalli in giro per l’Italia.
Un assetto che gli permette di essere presente in concorso, anche se meno a casa. “Il grosso del lavoro quotidiano lo fanno direttamente i gestori a casa”, spiega. “Io porto avanti i cavalli in gara, magari li seguo in training, ma non monto quotidianamente”.

Un equilibrio tra tempo, tecnica e… fiducia nelle gestioni
La riuscita di questo sistema sta tutta nella qualità delle collaborazioni. “Mi appoggio a delle ottime gestioni a casa dei vari professionisti e quindi mi trovo già un piatto pronto, consegnato per quando devo entrare in campo gara”.
Colombo è consapevole dei limiti di questo approccio, ma sa anche che l’equitazione può adattarsi. “Chiaro, più le categorie salgono, più è necessario avere tempo da dedicarvi. Ma se ti affidi a una buona gestione, le cose funzionano”.
Montare tanti cavalli: resistenza e adattamento
Dall’inizio dell’anno, ha partecipato a concorsi con anche 12 o 14 cavalli: “Mi sono chiesto perché funzionasse. Ma ho la fortuna di avere un tipo di equitazione non troppo dispendiosa fisicamente” ha spiegato.
Alessandro ammette che è stato “un anno duro”, ma la sua forma di lavoro lo rende pronto a gestire i numeri alti, mantenendo il rendimento. Una combinazione di metodo e resistenza.
Una filosofia tecnica: “Mai trasformare tutto in una catena di montaggio”
Quando si parla di cavalli giovani, Alessandro Colombo ci ha raccontato.
“Il rischio, quando monti tanti cavalli giovani, è di trasformare tutto in una catena di montaggio. Invece devi restare concentrato, non puoi normalizzarli, ogni cavallo ha il suo momento.”
È questo il principio guida del suo modo di lavorare: restare interpreti, non automatizzare.
“Montarli poco può essere un vantaggio”
La sua osservazione forse più inaspettata è questa: non montare troppo un giovane cavallo, a volte, è un bene.
“Un cavallo di quattro-cinque anni cambia così in fretta che da una settimana all’altra può essere completamente diverso. Quindi magari il cavallo che pensavi di conoscere non c’è più, e devi reagire in base a quello che hai quel giorno.”
“Io non li monto troppo spesso… perché a volte ti abitui a certe caratteristiche, invece montandolo solo in gara senti proprio com’è lui in quel momento… e reagisci a quello.”
Il binomio? “È questione di velocità”
Può sembrare un paradosso: come si costruisce un binomio forte se si monta un cavallo solo in gara? Alessandro Colombo ha risposta: “Il binomio è quello che produce il risultato. La bravura sta nella velocità di creare un binomio senza avere troppo tempo per farlo”.
Un concetto chiave, che ribalta l’idea tradizionale del binomio costruito giorno dopo giorno. Qui si tratta di sintonizzarsi in pochi minuti.
Un cavaliere-ricercatore: l’università come secondo orizzonte
Pochi sanno che Alessandro Colombo è anche un ingegnere. “Sono ingegnere aerospaziale. Adesso sto finendo un corso in High Performance Computing Engineering. Se tutto va bene mi laureo a dicembre”.
Per lui è un “hobby”, anche se studia in macchina, dopo giornate che iniziano alle 6 e finiscono alle 21. “Studio per passione. Ho sempre amato l’interpretazione numerica della realtà”.
Il circuito Cavalli Giovani: “Un format intelligente”
Parlando del circuito Fise/Massf, Alessandro ha detto: “È un percorso di crescita, non è un nazionale in cui ripeti costantemente le stesse cose”.
Sottolinea l’importanza di usarlo con intelligenza: “Non è adatto a tutti i soggetti. Ma se vuoi preparare una finale o un mondiale, questa è la strada”. Aggiunge con orgoglio: “Ci piacerebbe avere più tappe, ma non è semplice”.
Un consiglio a chi vuole iniziare?
Quando abbiamo chiesto quale consiglio darebbe a un giovane che vuole intraprendere questo mestiere, Alessandro ha risposto: “Per chi sogna di entrare in questo mondo, è fondamentale capire davvero cosa ti piace: se hai una propensione per l’insegnamento, la competizione o l’allevamento. Devi saperti guardare dentro e scegliere la tua strada. In più, non devi pensare ai risultati immediati, ma a essere presente giorno dopo giorno, anche nei momenti difficili: il successo spesso dipende dalla tua perseveranza, non solo dalla qualità del lavoro.”
“È più una malattia che una passione”
Alla fine dell’intervista, Alessandro si lascia andare. “Alla fine dell’università mi sono detto: proviamoci un anno. Alla fine monto da una vita. Ma è più una malattia che una passione”.
Una frase che sintetizza tutto: sacrificio, amore e determinazione. Il suo è un percorso fatto di tappe inaspettate, ostacoli, intuizioni tecniche e profonde riflessioni. Ed è forse proprio questa consapevolezza che lo rende un vero cavaliere.
Ph Stefano Secchi
A cura di Alessandra Ceserani
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