Antibiotico-resistenza nel cavallo: una minaccia silenziosa da non sottovalutare

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Mano che accarezza il muso di un cavallo

In un mondo dove la medicina fa passi da gigante, esiste ancora un nemico silenzioso che minaccia sia l’uomo sia gli animali: l’antibiotico-resistenza nel cavallo.

Questo fenomeno, che riguarda tanto l’uomo quanto gli animali, rappresenta una delle più grandi sfide per la medicina moderna. Anche nel campo dell’ippiatria, cioè nella cura dei cavalli, le conseguenze possono essere gravi e complesse. Per questo è fondamentale comprendere bene cos’è, come si sviluppa e, soprattutto, come prevenirla.

Gli antibiotici: alleati preziosi, ma da usare con criterio

Gli antibiotici sono tra i farmaci più rivoluzionari mai scoperti. Fin dalla famosa intuizione di Alexander Fleming nel 1928, quando notò l’effetto antibatterico della muffa Penicillium notatum, questi composti hanno permesso di trattare infezioni un tempo letali.

Il loro potere risiede nella capacità di eliminare (antibiotici battericidi) o inibire la crescita (batteriostatici) dei batteri. Possono essere naturali, derivati da organismi come muffe e batteri, oppure di sintesi, e vengono scelti in base a numerosi fattori: tipo di infezione, sede, specie batterica coinvolta, ma anche modalità di somministrazione e condizioni del paziente.

Quando i batteri si adattano: il meccanismo della resistenza

L’uso degli antibiotici, tuttavia, non è privo di conseguenze. Negli ultimi decenni si è osservato un fenomeno preoccupante: alcuni batteri hanno imparato a sopravvivere agli antibiotici, sviluppando meccanismi di resistenza che ne vanificano l’efficacia.

Questo processo può avvenire naturalmente, poiché non tutti i batteri sono sensibili agli stessi farmaci, ma più spesso è una conseguenza acquisita, dovuta a mutazioni che si verificano durante la replicazione batterica. Basta un errore nel processo di duplicazione del DNA per creare un “batterio mutante” in grado di eludere l’azione dell’antibiotico.

Se questi batteri sopravvivono e si moltiplicano, possono diventare dominanti. La prossima volta che si utilizza lo stesso farmaco, sarà meno efficace o addirittura inutile. Il risultato? Infezioni più gravi, cure più lunghe, costose e spesso inefficaci.

Un problema globale, anche in scuderia

L’antibiotico-resistenza non si limita agli ospedali. Riguarda tutti gli esseri viventi, uomini e animali, ed è favorita dalla diffusione dei batteri attraverso l’ambiente, gli alimenti, il contatto diretto e perfino l’aria che respiriamo.

In ambito veterinario, in particolare, l’uso degli antibiotici è stato per anni piuttosto disinvolto. Basti pensare che, fino al 2006, era pratica comune somministrare piccole dosi di antibiotici agli animali da allevamento per stimolarne la crescita muscolare: un uso non terapeutico e altamente rischioso, oggi fortunatamente vietato nell’Unione Europea.

Tuttavia, l’aumento del numero di animali da compagnia, tra cui i cavalli, e il miglioramento della loro qualità di vita, ha portato a un incremento delle cure veterinarie — e con esse, dell’uso di antibiotici. Un uso che deve essere quanto mai razionale e responsabile.

Antibiotico-resistenza nel cavallo: come si combatte

Nel cavallo, gli antibiotici trovano impiego in numerose condizioni: infezioni respiratorie, ferite contaminate, artriti settiche, infezioni urogenitali. Il successo di una terapia antibiotica non dipende solo dal farmaco scelto, ma anche da una corretta gestione condivisa tra veterinario e proprietario.

Il veterinario ha il compito di valutare attentamente il quadro clinico, evitando somministrazioni preventive e orientandosi verso il principio attivo più adatto. Quando possibile, è fondamentale eseguire un esame batteriologico e un antibiogramma, per identificare esattamente il batterio responsabile e capire a quali antibiotici è sensibile.

Anche la via di somministrazione va adattata: un cavallo che rifiuta l’assunzione per bocca o un proprietario non pratico con le iniezioni richiedono soluzioni personalizzate. Inoltre, il dosaggio corretto è cruciale: un farmaco sottodosato, ad esempio per una stima approssimativa del peso del cavallo, rischia di non eliminare del tutto i batteri, favorendo lo sviluppo di ceppi resistenti.

Il ruolo fondamentale del proprietario

Anche il proprietario del cavallo gioca un ruolo centrale nella lotta all’antibiotico-resistenza. La sua collaborazione consiste nell’attenersi scrupolosamente alle indicazioni veterinarie, rispettando tempi, dosi e modalità di somministrazione.

Saltare una dose, interrompere la terapia prima del tempo, o — peggio — somministrare antibiotici “avanzati” da trattamenti precedenti o destinati a persone, sono comportamenti pericolosi, che favoriscono l’inefficacia del trattamento e la selezione dei batteri resistenti.

Inoltre, è importante conservare correttamente il farmaco (alcuni richiedono la refrigerazione) e smaltire eventuali residui tramite i canali appropriati, evitando contaminazioni ambientali.

Una responsabilità condivisa per il futuro della medicina equina

L’antibiotico-resistenza nel cavallo non è una minaccia lontana: è un rischio concreto che può compromettere l’efficacia delle cure e la salute degli animali. La buona notizia è che possiamo ancora contrastarla, attraverso un uso più consapevole e responsabile degli antibiotici.

Ogni decisione, dalla diagnosi alla somministrazione, può fare la differenza. Proteggere oggi l’efficacia degli antibiotici significa garantire terapie efficaci anche domani, per i nostri cavalli e per le generazioni future.

Articolo scritto in collaborazione con il medico veterinario Matteo Villa

Leggi anche “Il sistema immunitario del cavallo e le sue alterazioni: focus sulle patologie autoimmunitarie

© Riproduzione riservata.

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