La diversità biologica che fa bene

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Marta Fusetti (c) - maremma puledri maremmani

Biodiversità: cos’è e quali sono i vantaggi e rischi che questa comporta per noi oggi.

Ultimamente è aumentata la sensibilizzazione su molti elementi fondamentali per il nostro pianeta che stanno venendo messi a rischio da vari problemi, tra i quali la biodiversità. Dal greco βίος (bios), vita e dal latino diversitas, differenza, la biodiversità è la varietà di organismi viventi nelle loro diverse forme e nei rispettivi ecosistemi.
Le specie a noi riportate dalla scienza sono circa 1,74 milioni, nulla in confronto al valore di quelle stimate, che oscilla da 3,63 a più di 111 milioni.
Nonostante per alcuni di noi questa possa sembrare un problema lontano, la biodiversità influenza la nostra quotidianità. Ad esempio, abbiamo la possibilità di comprare e consumare cibi diversi grazie alle biodiversità presenti in più paesi, che risultano possibile avere delle produzioni con delle caratteristiche specifiche. Alcuni esempi pratici possono essere: la diversità genetica dell’uva determina le differenze fra i vari vitigni che permettono di disporre di diversi tipi di vino; la specificità genetica dei microrganismi di alcune grotte determina il sapore specifico di alcuni formaggi, basti pensare al gorgonzola. Di pari passo con i benefici che questa porta vanno le conseguenze negative che ha su di noi la perdita di specie: vi sono danni a livello ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi; a livello culturale, perché si perdono tradizioni umane legate alla biodiversità ma anche, e soprattutto, sul piano economico, perché riduce le risorse energetiche e quindi il loro potenziale sfruttamento.  
Di questi tempi il problema è sempre più grave, specialmente in Europa dove 1 mammifero su 6 è a rischio estinzione. Per questo motivo durante il secolo scorso si è fatta sempre più imminente la necessità da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali di stabilire delle norme di regolamentazione allo scopo di salvaguardare la biodiversità, sia vegetale sia animale. Gli anni Novanta sono stati infatti definiti il decennio dell’ambiente. Le Nazioni Unite e la Comunità europea hanno adottato diverse iniziative per la tutela delle specie viventi e degli habitat naturali, si ricordano la Commissione per le risorse genetiche per il cibo e l’agricoltura del 1983 e la Convenzione sulla diversità biologica del 1992.
Il 2010 è l’altra data rilevante su questo tema, poiché fu definito l’Anno Internazionale della Biodiversità promosso dall’Onu con l’obiettivo di fare capire l’importanza della diversità biologica del pianeta. Durante quest’anno anche l’Italia fece la sua parte, venne infatti adottata la Strategia Nazionale per la Biodiversità. Con l’intesa espressa dalla Conferenza Permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome nella seduta del 7 ottobre 2010 si concluse l’iter di approvazione della Strategia. Questa si pose come strumento di integrazione delle esigenze della biodiversità nelle politiche nazionali di settore, riconoscendo la necessità di mantenerne e rafforzarne la conservazione e l’uso sostenibile in quanto elemento essenziale per il benessere umano, rispondendo appieno alla sfida 2011-2020 per la biodiversità.
A partire dal bilancio conclusivo della recente Strategia Nazionale Biodiversità 2020, la nuova Strategia prevede per il 2030 l’identificazione di una serie di obiettivi specifici come la declinazione su scala nazionale delle priorità europee e degli impegni definiti in ambito internazionale, inseriti all’interno di alcuni ambiti tematici di intervento che spaziano dall’agricoltura al mare.

HSJ

VML.C.

Foto Marta Fusetti (c)

Fonti: LifeGate, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Animale)

© Riproduzione riservata.

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