La giudice FEI di volteggio Doris Knotter racconta l’anima nascosta di uno sport in evoluzione

Advertisement
Doris Knotter

Il volteggio non è semplicemente una disciplina acrobatica su un cavallo al galoppo, ma un’arte in cui tecnica, sintonia con l’animale e lavoro di squadra si fondono in perfetto equilibrio. Lo abbiamo approfondito con Doris Knotter, giudice internazionale FEI a quattro stelle, in occasione del CVI di Villasanta, una delle tappe più significative dell’intera stagione.

Come molte storie che iniziano con la passione per i cavalli, anche quella di Doris Knotter affonda le sue radici nell’infanzia e in un incontro fortunato. Ex ginnasta e danzatrice, Doris si è avvicinata al volteggio all’età di 12 anni, grazie a un’amica che la portò con sé in un club austriaco. “Un’età che oggi sarebbe considerata già avanzata per cominciare, ma allora andava bene”, racconta.

A 15 anni era già in gara, mentre oggi il livello richiesto renderebbe quasi impensabile un debutto così “tardivo”. Quella che è nata come una semplice curiosità è diventata presto una carriera completa: da atleta ad allenatrice, fino alla proposta di formarsi come giudice nazionale, poi internazionale, in un’epoca in cui l’accesso alla qualifica era molto più diretto di quanto non lo sia oggi.

Con la sua esperienza maturata in decine di concorsi internazionali, Doris ha assistito da vicino all’evoluzione del volteggio. E proprio da questo cambiamento prende il via la nostra conversazione.

“Essere giudice significa assumersi una grande responsabilità”

“Quando entro in campo, so che devo essere attenta a tutto: ai movimenti, all’atmosfera, al rapporto tra l’atleta e il cavallo. Il nostro compito non è solo valutare, ma dare un giudizio che possa aiutare a crescere.”

Per Doris, la figura del giudice è centrale nel meccanismo educativo dello sport: “Ogni punteggio che assegniamo ha un impatto. Dietro c’è il lavoro di mesi, spesso di anni. Il nostro ruolo è anche quello di incoraggiare, non solo di valutare.”

La sua è una presenza discreta ma vigile: osserva in silenzio, prende appunti, confronta, riflette. “Giudicare è anche un esercizio di onestà. Devi essere presente, concentrata, ma anche capace di lasciarti toccare da ciò che vedi.”

Villasanta, un punto di partenza per la stagione

“Il CVI in Italia, che prima si svolgeva a Portogruaro e ora si tiene qui a Villasanta, è uno degli eventi chiave dell’anno. È il primo vero test dopo la pausa invernale: qui si vedono le nuove coreografie, le tendenze tecniche, l’evoluzione delle squadre.”

L’edizione 2025 ha visto una partecipazione numerosa e vivace: “Il numero di partecipanti quest’anno è stato sorprendente. Come sempre vediamo molti giovani, soprattutto nelle categorie due stelle, quindi atleti tra i 6 e i 18 anni. Il livello è davvero alto, abbiamo assistito a ottime performance in questi ultimi due giorni. Ci sono rappresentanti di molte nazioni: abbiamo qui anche atleti australiani che stanno cercando di ottenere i punteggi necessari per la qualificazione ai campionati. Prima iniziano, meglio è per loro. La presenza di paesi come l’Americana o l’Australia dimostra che il volteggio sta crescendo, anche fuori dall’Europa.”

Secondo Doris Knotter, questi eventi sono fondamentali non solo per la competizione in sé, ma anche per il tessuto relazionale che creano: “È un’occasione per confrontarsi, per conoscersi, per imparare. I giovani atleti crescono molto in contesti internazionali ma accoglienti come questo.”

“Il cavallo è un partner, non uno strumento”

Uno dei cambiamenti più significativi degli ultimi anni riguarda la centralità del cavallo all’interno della valutazione. La FEI ha introdotto un punteggio specifico per il cavallo, e Doris è tra le sostenitrici più convinte di questa scelta.

“Dovevamo mandare un messaggio chiaro. Il cavallo non è un attrezzo. È un essere vivente, con le sue esigenze. Ogni esercizio deve tenerne conto. Ogni programma ogni coreografia deve rispettarne l’equilibrio, la motivazione, la forma mentale e fisica.”

E i risultati non si sono fatti attendere: “Abbiamo introdotto un punteggio specifico che valuta proprio la “considerazione del cavallo”. È il secondo anno che lo applichiamo e già vediamo come i vaulter si stiano adattando. Qualche anno fa abbiamo anche modificato i criteri per il punteggio artistico, dando più peso alla musicalità, all’interpretazione musicale e alla varietà degli esercizi. Questo ha cambiato da subito il modo in cui costruivano i freestyle. Ora, con l’attenzione ancora più centrata sul cavallo, stiamo vedendo ulteriori cambiamenti. È un’evoluzione positiva: ci si chiede sempre di più “Hai tenuto conto del tuo cavallo nella tua performance?” – continua Doris – Gli atleti si sono adattati in fretta. Abbiamo visto cavalli più rilassati, longeur più consapevoli e atleti più preparati. Questa è la strada giusta.”

Per Doris Knotter, il benessere del cavallo non è un tema opzionale, ma il fondamento etico dell’intera disciplina: “Il rapporto tra atleta e cavallo è il cuore del volteggio. Se viene meno quella relazione, viene meno tutto.”

Evoluzione tecnica della disciplina e degli atleti

“Se penso a quando ho iniziato, negli anni ’80, il livello atletico dei vaulter è migliorato tantissimo. Oggi sono molto più allenati, più forti, più tecnici. Anche la qualità dei cavalli è cresciuta enormemente. Oggi è uno sport tecnico, complesso, professionale.”

Doris sottolinea come gli atleti si preparino ormai in modo simile a ginnasti e ballerini: “Si allenano tutti i giorni, curano la preparazione atletica, lavorano con fisioterapisti, mental coach, nutrizionisti. E usano tecnologie come i simulatori o i cavalli meccanici per migliorare l’equilibrio e l’esecuzione.”

La preparazione non riguarda solo il corpo, ma anche la mente. “La gestione dello stress è fondamentale. Una performance non dipende solo dalla tecnica, ma anche dalla lucidità, dalla capacità di rimanere concentrati.”

E i cavalli? Anche la loro preparazione è cambiata. “Oggi non si sceglie più solo in base alla morfologia. Si cerca un cavallo che abbia il temperamento giusto, che sappia ascoltare, che resti sereno anche in contesti complessi.”

Giudicare: oggettività, ma con sensibilità

“Valutiamo fino a 16 criteri in pochi minuti: tecnica, espressione artistica, performance del cavallo, esecuzione complessiva. È un lavoro complesso.”

Per ridurre la soggettività, la FEI lavora costantemente sulla formazione dei giudici e sull’aggiornamento dei protocolli: “Abbiamo linee guida sempre più dettagliate. Ma ci sono aspetti – come la musicalità, l’interpretazione artistica, l’emozione – che restano difficili da quantificare.”

Per questo Doris partecipa a gruppi di lavoro internazionali dedicati allo sviluppo di strumenti per rendere il giudizio sempre più equo: “Stiamo cercando di costruire un sistema che premi l’eccellenza, ma protegga anche l’equilibrio tra arte e sport.”

Il giudizio, in fondo, è un atto delicato che unisce rigore e sensibilità: “Devi essere imparziale, ma non freddo. L’atleta deve sentire che è stato compreso, anche se non ha ottenuto il punteggio sperato.”

Una vita dedicata al volteggio

Il percorso di Doris non è nato dietro un tavolo, ma sul campo, da volteggiatrice, poi da allenatrice e infine come giudice. «Mi hanno proposto di iniziare il percorso formativo in Austria e, poco dopo, sono stata incoraggiata a provare anche il livello internazionale. All’epoca bastava partecipare a un seminario, era tutto molto meno strutturato di oggi».

Da allora sono passati più di 25 anni. Oggi Doris giudica le competizioni più prestigiose del calendario FEI, dai Campionati Mondiali di Aachen e Tryon alle finali di Coppa del Mondo: “A Tryon ricordo che siamo stati investiti da un vero uragano. Non era solo una metafora: parliamo proprio di un uragano vero, con vento, pioggia e condizioni estreme. Ma lo spirito del volteggio ha tenuto duro. E anche quello dei cavalli”.

Ciò che la guida, ancora oggi, è l’amore per questo sport: “Il volteggio ha una componente emotiva unica. È arte, è connessione, è fiducia. È difficile da spiegare a parole, ma chi lo vive lo riconosce subito.”

“Divertitevi. Senza il sorriso, non c’è connessione”

A chi sogna una carriera nel volteggio, Doris Knotter consiglia prima di tutto di non perdere l’entusiasmo: “Divertitevi. Non lasciate che la pressione vi faccia dimenticare perché avete iniziato. Questo è uno sport di squadra, di gioia condivisa.”

E aggiunge: “Serve pazienza. Ognuno ha il proprio ritmo. Non paragonatevi agli altri. Crescere richiede tempo.”

Conclude con una frase che è quasi un manifesto del suo modo di vivere e vedere il volteggio: “Se perdi il sorriso, perdi la connessione con il cavallo. E senza quella connessione, non c’è vero volteggio.”

Alessandra Ceserani | ph Claudia Gnecchi

© Riproduzione riservata.

Rimani aggiornato sulle news di Horse Show Jumping

Iscriviti alla newsletter
Advertisement
Mascheroni Logo
Sport Endurance logo
Logo La Barbatella
logo Vill'Arquata
avantea logo
Tenuta Monticelli logo
IMG 7016
IMG 7017
Kep Italia
club ippico euratom ogo