Cristian e Furia, uno stile di vita nuovo.

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Cristian e Furia, uno stile di vita nuovo.

Furia l’indomabile.

Le persone con i capelli bianchi non possono ricordare una serie americana approdata in Italia all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso. I protagonisti erano un cavallo e un bambino: Furia l’indomabile stallone dal mantello nero come la notte e Joey, orfanello adottato dal proprietario del ranch dove viene portato il cavallo selvaggio catturato nelle pianure del far west. Inutile aggiungere che il bambino sarà l’unico che riuscirà ad avvicinare Furia, a montargli in sella e ad affrontare con lui incredibili avventure.

Bene, adesso cancellate questa immagine edulcorata in bianco e nero e pensate a una nuova coppia uomo – cavallo dei giorni nostri. Cosa hanno in comune con il binomio precedente? Solo il nome del cavallo, Furia, che in questo caso è, però una femmina di razza Maremmana.
E quel bambino con i calzoncini corti sostituitelo da un uomo di 42 anni, imponente, con una folta chioma e una generosa barba accompagnata da un bel paio di baffi.

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Lui si chiama Cristian Moroni, è nato a Roma, si è appassionato ai cavalli grazie a Pony che poteva montare a Villa Borghese. Se non bastasse, ha vissuto la sua adolescenza a Santu Lussurgiu, ovviamente in Sardegna, in compagnia di asini e di cavalli Anglo Arabo. Un mix esplosivo di esperienze giovanili che lo hanno segnato fino ai giorni nostri perché Cristian, da cavallo, non è praticamente mai più sceso.

Il 24 maggio del 2021, da Roccasecca dei Volsci, Cristian e Furia partono per un viaggio che non è un viaggio. Un trekking che non è un trekking. Quello che hanno davanti è uno stile di vita nuovo: percorrere insieme il perimetro delle coste italiane. Poteva essere abbastanza e, invece, terminato il periplo dell’Italia, si riparte percorrendo il centro dello Stivale, dal Sud Tirolo e poi giù per la catena appenninica che divide longitudinalmente in due l’Italia, fino al profondo sud. Dopo 3 anni (il 14 maggio 2024) e 10.000 chilometri questa esperienza si conclude a Messina, dopo che questa eccezionale coppia ha effettuato il giro delle coste anche di Sardegna e Sicilia.

Abbandonate l’idea che Cristian e la sua Furietta (così la chiama sempre, affettuosamente, lui) abbiano avuto alle spalle un team, dei mezzi d’appoggio e quant’altro. Cristian ci ha provato per quattro anni a trovare degli sponsor che potessero supportarlo ma, in cambio, ha ricevuto solo porte in faccia e sberleffi. Alla fine ha mandato tutti a quel paese, è salito in sella e sono partiti.
Quello che ha vissuto lo ha raccontato migliaia di volte ad altrettanti giornalisti ma anche alle persone che sulla strada ha incrociato. Così tante che è quasi nauseato alla richiesta dell’ennesima intervista, sugli stessi argomenti e, pertanto, proviamo ad andare altrove.
Testa, potenza e preparazione: questi gli ingredienti per affrontare un percorso così lungo e difficile. Per Cristian al primo posto c’è stato sempre il benessere della sua Furietta, la salvaguardia della di lei salute ma anche quella sua personale. Per questi motivi, molti tratti li ha percorsi a piedi, soprattutto al mattino e attraversando le città.

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Furia e Cristian sono diventati un essere solo, si intendono telepaticamente, con uno sguardo, con i movimenti dei loro corpi. Lui diventa cavallo e lei un essere umano, una sorta di centauro dei nostri giorni. Non c’è un solo giorno di questi tre anni nei quali Cristian non abbia apprezzato la bellezza del creato, dell’Italia che è diventata la sua casa. Tutta intera, da nord a sud, da est a ovest. Mai un momento di timore, di paura di non riuscire a portare a termine il viaggio perché l’obiettivo era chiaro fin dall’inizio. E quando, dopo 15 mesi, è giunto sulla spiaggia di Fregene portando a compimento il percorso che inizialmente si era prefissato, Cristian ha vissuto quello che forse è stato il momento più esaltante.
Già, però questa gioia è durata un battito di ciglia perché subito è tornata la voglia di partire di nuovo per una sorta di ringraziamento all’universo che gli ha concesso così tanto e, quindi, decide di percorrere la colonna vertebrale del Bel Paese. Ma poteva, poi, lasciar fuori le due isole maggiori? Certamente no, e quindi prima la Sardegna sul percorso delle 100 Torri con deviazione verso l’interno, in quella Santu Lussurgiu che lo aveva visto crescere e poi in Sicilia, dove si è conclusa l’avventura. Ci sono voluti poi 35 giorni per cercare i passaggi e tornare al punto di partenza. Dal giugno dello scorso anno Cristian e Furia sono a riposo. Un riposo inquieto perché dopo un’esperienza del genere, stare fermi è difficile.

Se volete conoscere alcuni dei pensieri che hanno fatto compagnia a Cristian, visitate la sua pagina Facebook che ha 31.000 follower perché questo è stato anche un evento mediatico e Cristian ha approfittato di ciò per inventarsi anche una missione solidale durante il suo pellegrinaggio. Quando stava per arrivare in una città, in un paese, contattava un conoscente, una persona di riferimento e organizzava una cena di beneficenza per una Caritas locale o per un’altra associazione senza fini di lucro e il ricavato degli eventi andava totalmente a questi enti. Ne ha organizzate circa 70, un’idea nata tra San Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo, in Puglia. Si, perché Cristian è partito senza soldi e non ne ha mai chiesti per strada ma ha ottenuto sempre molta solidarietà, per sé e per Furia.

Un viaggio insieme che li ha visti separati solo in un’occasione, quando Cristian, che ha studiato cinema e recitazione, viene contattato per un provino in vista della partecipazione a un film, “Goffredo e l’Italia chiamò”, al fianco di Stefania Sandrelli e Maria Grazia Cucinotta. La sua parte dovrebbe essere quella di un brigante a cavallo. In un primo momento rifiuta drasticamente perché il pensiero di separarsi anche solo per un paio di giorni da Furia gli sembra impensabile. Poi qualcuno insiste, gli chiede di spedire almeno il provino e poi si vedrà. Lui lo fa e viene preso immediatamente. Accetta e per un paio di mesi prepara la sua parte recitando mentre è a cavallo, nelle pause e in movimento, davanti alla gente rischiando di esser preso per matto. Furia ha avuto, anche in questo caso, molta pazienza! Sulla sua pagina Facebook trovate anche la scena del film: dire che è stato credibile è riduttivo!

Cristian, inoltre, prende nota di tutto e riempie quattro taccuini di appunti con tutti i timbri dei comuni che ha toccato. Adesso sta scrivendo un libro dove, per la prima volta, aprirà il cuore sui motivi che lo hanno spinto a intraprendere questo viaggio e confiderà le sue riflessioni più profonde. Non ha fretta, segue i suoi ritmi nonostante molte case editrici lo abbiano sollecitato. Ma a lui non interessa, pensa di aver bisogno di un altro anno ancora per finirlo e sceglierà lui a chi farlo pubblicare. E siamo sicuri che avrà, comunque, l’imbarazzo della scelta.

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Le espressioni artistiche del nostro cavaliere, però, non si esauriscono qui perché nel progetto inziale, quello per il quale avrebbe avuto bisogno di sponsor, era previsto nel team anche un video maker. Non avendolo a disposizione, Cristian si fa insegnare le basi da un amico e impara a usare un’applicazione di montaggio. Un treppiede e il cellulare sono gli strumenti che usa per effettuare le riprese di tutti i video che ha pubblicato su Facebook. Bravo davvero.

In chiusura di questo breve scritto, le parole che Cristian ha scritto a commento finale del viaggio:
“Ognuno di noi ha il diritto di lasciare un segno, spero che con il nostro viaggio, io e Furietta, siamo riusciti a lasciarne uno importante nel Mondo. La vita è bella ma breve, inseguite i vostri sogni, tutti noi abbiamo le ali, dobbiamo solamente aprirle e spiccare il volo senza paura”.

Grazie Furia, grazie Cristian per aver volato anche per noi.

Testo Enrico Querci

foto Crtisian Moroni

© Riproduzione riservata.

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