Lo sviluppo del cavallo, tra alimentazione e lavoro
All’interno di questo articolo andremo ad approfondire le fasi dello sviluppo del cavallo, ponendo il focus sull’alimentazione, e lo faremo anche attraverso il contributo della dott.ssa veterinaria Raffaella Maggi.
Non tutti i cavalli raggiungono la maturità, fisica e mentale, nello stesso momento. Ognuno ha il proprio percorso di sviluppo, che però, viene scandito, per tutti, da determinati momenti specifici.
Il percorso, da puledro all’età adulta parte, ovviamente, dalla nascita. Le fasi principali della crescita del cavallo sono essenzialmente due: i primi 4 – 6 mesi e, per la maggior parte delle razze, il periodo che va dai 18 ai 24 mesi, età in cui raggiungono la maturità sessuale.
“Le prime 24h sono fondamentali per l’assunzione del colostro, un latte molto denso, ricco di immunoglobuline – spiega la dott.ssa Maggi -. È necessario che il puledro ne assuma la quantità necessaria entro 24 ore dalla nascita, perché i villi intestinali si chiudono e non permettono l’assorbimento delle globuline, cioè gli anticorpi della mamma.” (Leggi l’articolo “Il vade mecum per l’alimentazione dei puledri“)
Nei primi mesi i puledri iniziano a sviluppare anche la loro fisicità, con degli arti molto lunghi rispetto al corpo, rendendoli poco sinuosi ed estremamente buffi, rispetto a quello che poi sarà il cavallo adulto.
“Alcune cartilagini di accrescimento [fisi n.d.r] si chiudono più precocemente rispetto ad altre, infatti quelle dello stinco lo fanno molto presto e la lunghezza di quest’ultimo è definitiva già dai sei mesi di età. Più si sale nella struttura del cavallo, più queste cartilagini si sviluppano definitivamente con l’avanzare dell’età. Ci sono ovviamente razze più precoci e razze meno, però all’incirca verso i 5-6 anni di età il cavallo raggiunge la sua maturità fisica.”
Come per i cavalli, anche le discipline equestri hanno dei tempi di sviluppo differenti. I purosangue da corsa o i quarter horse, per esempio, vengono iniziati al lavoro prima del compimento dei due anni di età, mentre per quanto riguarda il salto ostacoli i tempi sono molto più dilatati. È fondamentale che il lavoro venga metabolizzato dall’animale e soprattutto che i finimenti utilizzati dai cavalieri riescano a modellarsi in base alle caratteristiche del soggetto in allenamento.
“Il lavoro deve essere visto principalmente come una ginnastica, rispettando i tempi dello sviluppo del cavallo. Nel mio lavoro mi sono trovata spesso di fronte a cavalli che affrontavano una mole di lavoro non congrua rispetto alla maturità fisica che avevano raggiunto. Per quanto riguarda gli arti, già a due anni le fisi sono essenzialmente tutte chiuse, ma l’aspetto fisico fondamentale è la schiena – confessa la dott.ssa Maggi – .
Nella fase di crescita, quindi, è fondamentale utilizzare i giusti finimenti, [riferimento specifico alla sella n.d.r ], in modo tale da distribuire il peso in maniera corretta e non inficiare su dei punti, che in quel momento evolutivo, non sono ancora ben sviluppati”.
Un fattore che si deve modellare di pari passo allo sviluppo fisico del cavallo è senza dubbio quello dell’alimentazione, considerando anche che il cavallo sportivo vive senza dubbio una vita estremamente diversa da quella che farebbe in natura. Proprio in questo contesto il fieno assume un’importanza fondamentale nella gestione.
“Il cavallo è un animale che ha uno stomaco estremamente piccolo rispetto a quello che è il suo apparato enterico e dovrebbe mangiare poco e spesso durante la giornata. In un contesto sportivo, per quanto si possa somministrare con ampia frequenza una buona dose di fieno, subentrano ugualmente dei lunghi periodi di digiuno, sopratutto la notte. La quantità minima necessaria si raggiunge tramite une semplice proporzione, 2kg ogni 100kg del cavallo.”
Ovviamente è molto poco pratico conoscere i parametri microscopici che fanno del fieno “un buon fieno”, è possibile, però, capirne la qualità tramite vista ed olfatto. Alcune delle caratteristiche di un fieno di qualità sono senza dubbio il profumo, la presenza di foglie e del verde in esso, oltre all’assenza di muffa. Nel momento in cui bisogna compensare una qualità del fieno scadente e bilanciare l’alimentazione con il lavoro svolto durante le sessioni di allenamento, è necessario ricorrere ad un plus ed è proprio in questo contesto che entrano in gioco i mangimi.
“I mangimi vengono pensati in base allo sviluppo del cavallo e in base all’attività che svolge in quel frangente della sua vita, sportiva e non. Potendo analizzarne i parametri è importante individuare il miglior mangime in base al bisogno del cavallo.”
La dott.ssa Maggi precisa una cosa fondamentale. “I cavalli sono erbivori ed in quanto tali hanno pochissime amilasi, di conseguenza hanno un deficit nel digerire cereali e carboidrati. Va benissimo somministrare loro dei mangimi, ma non deve assolutamente passare il messaggio che, in qualche modo, sia possibile sostituire il fieno. Eccezion fatta per i soggetti allergici.”
Ogni fase dello sviluppo e della vita del cavallo ha dei bisogni specifici, per questo è molto importante fare attenzione ai cambiamenti dell’animale, soprattutto quando si va verso i “late teen” (dai 15 anni in su). Nel contesto dell’alimentazione, la masticazione del cavallo è un elemento che va sicuramente tenuto sotto controllo.
“I cavalli anziani devono necessariamente avere a disposizione un fieno che li agevoli nella masticazione, infatti, con l’avanzare dell’età, i muscoli della masticazione tendono ad essere meno incisivi, per questo è importante somministrare loro un fieno che sia sottile e ben digeribile, aiutandoli così ad assimilarlo con la stessa facilità della giovane età. Per quanto riguarda il fattore mangimi è importante la loro scelta, soprattutto quando i cavalli diventano anziani. Basti pensare a tutti i cavalli che soffrono della sindrome di Cushing, ed hanno bisogno di mangimi per un’alimentazione specifica. ” (Scopri di più sulla Sindrome di Cushing nell’articolo “La Sindrome di Cushing nei cavalli: sintomi e cure”)
Parallelamente all’alimentazione, l’idratazione è un aspetto che deve essere sempre monitorato, soprattutto tenendo in considerazione stagionalità e tipologia di lavoro.
“L’idratazione è fondamentale in ogni fase dello sviluppo del cavallo. Come per il fieno, anche qui un semplice calcolo ci dona la quantità minima di acqua, basterà calcolare 5 litri ogni 100kg. Ovviamente è d’obbligo valutare differenti fattori, come le temperature esterne, il lavoro che si sta svolgendo in quel momento e qual è la situazione del cavallo, se si tratta di una fattrice in allattamento, ad esempio, la quantità di acqua da somministrare sarà sicuramente maggiore. (Leggi l’articolo “La corretta idratazione del cavallo: gli elettroliti nella dieta equina”)
Elettroliti ed altri tipi di integrazione oppure la somministrazione di acqua con il classico secchio e non con il beverino, sono senz dubbio degli ottimi aiuti per incentivare il cavallo ad idratarsi e monitorarne la quantità” – consiglia Raffaella Maggi.
Dalla nascita, passando per l’età adulta ed infine, durante la vecchiaia è necessario curare alimentazione ed idratazione gestendo le differenti fasi di sviluppo del cavallo, relazionandosi soprattutto con il tipo di lavoro, patologie ed i differenti fattori esterni.
Damiano Poggi
© Riproduzione riservata.